Agenzia Giornalistica direttore Paolo Pagliaro
LUCA FALSINI, COME L’ITALIA CADDE “NELLE BRACCIA DEL DUCE”
"L’Italia, o signori, vuole la pace, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa. Noi questa calma, questa tranquillità laboriosa gliela daremo con l’amore, se è possibile, e con la forza, se sarà necessario". Benito Mussolini, 3 gennaio 1925. Come fu possibile che uno Stato liberale si consegnasse nelle mani di un dittatore? Di chi furono le responsabilità? Quali i disagi, quali le aspirazioni e le tensioni di cui il fascismo seppe approfittare? L’analisi di Luca Falsini nel saggio “Nelle braccia del duce” (Donzelli editore) rintraccia le radici di questo capovolgimento nelle inquietudini di inizio secolo, in una congerie di fattori – politici, economici e culturali – alimentati da una cultura nazionalista e imperialista esasperata poi dallo scoppio del conflitto. Furono anni gravati da fragilità economiche, da incertezze su come governare il passaggio da una società agricola a una moderna, con un ruolo di primo piano svolto dai partiti e dalle loro ideologie; con aggregazioni politiche che nascono e altre che muoiono, con diversi modelli di eversione, con pezzi dell’esercito che disertano e altri che flirtano con i sovversivi. Nuove pulsioni di cui il fascismo seppe farsi interprete meglio degli altri contendenti politici. I partiti di massa, accecati dalla conflittualità interna, persero la visione complessiva di quanto stava accadendo ed ebbero responsabilità importanti sulla mancata creazione di un fronte antifascista, ma le leve del comando erano altrove: furono i governi liberali a tollerare le violenze fasciste, nell’ottica di contenere le proteste sociali, finendo presto col perderne il controllo; furono sempre i liberali a inglobare nei listoni elettorali il Pnf e a portare 35 fascisti nelle aule parlamentari; furono loro a sostenere il primo governo Mussolini. Ma più in generale fu la cultura liberale a lasciarsi attrarre dalla soluzione “forte”. Da Amendola ad Albertini, da Gobetti a Salvemini, molti uomini di profonda e sincera fede democratica ritennero così marcia la democrazia parlamentare giolittiana da preferirle l’azzardo della soluzione fascista, che alla fine il re avallò, consegnando inesorabilmente l’Italia nelle braccia del duce.
L’AUTORE. Luca Falsini lavora alla Camera dei deputati come segretario parlamentare. Dottore di ricerca in Ceti dirigenti e potere pubblico nella storia dell’Italia contemporanea, si è occupato di Grande guerra, di rapporti tra governo ed esercito e di uso politico del passato. È autore di Esercito e fascismo. Soldati e ufficiali nell’Italia di Mussolini (1919-1940), Aracne, 2013 e, per Donzelli, di Processo a Caporetto. I documenti inediti della disfatta (2017) e di La storia contesa. L’uso politico del passato nell’Italia contemporanea (2020).
“SBIANCARE UN ETIOPE. LA COSTRUZIONE DI UN IMMAGINARIO RAZZISTA” DI FEDERICO FALOPPA
In arrivo per Utet il 30 agosto “Sbiancare un etiope. La costruzione di un immaginario razzista” di Federico Faloppa (euro 18, pp. 256). Nel 2017 una pubblicità della Dove fu al centro di polemiche: grazie al potere del brand, una ragazza nera si trasformava in una ragazza bianca dai capelli rossi. Per l’azienda, si trattava di un omaggio alla diversità. Ma in tanti non gradirono: l’effetto sbiancante del docciaschiuma appariva nella migliore delle ipotesi un inspiegabile scivolone, nella peggiore un messaggio razzista, neanche tanto velato. Dai social partì un’ondata di indignazione che fece sparire velocemente lo spot incriminato. Perché quella reazione? Perché, a prescindere dalle intenzioni dell’azienda, quella pubblicità riprendeva un motivo che, nei secoli, si era radicato in molte culture, non solo europee: quello dello “sbiancare un etiope” (o “un moro”, “un nero”), col significato di “fare uno sforzo inutile” o “tentare un’impresa impossibile”.
ALLE ORIGINI. Di questo motivo culturale tanto profondo quanto nascosto, che affonda le proprie radici nei primi secoli dopo Cristo e arriva fino ai giorni nostri, Faloppa raccoglie qui i frammenti e ricostruisce le vicende, muovendosi tra proverbi popolari, fiabe antiche e commedie secentesche, affreschi medievali e dipinti rinascimentali, vignette satiriche e manifesti pubblicitari, pamphlet politici e romanzi autobiografici. Si scopre così che la favola attribuita a Esopo del servo (nero) lavato e sfregato dal proprio padrone trova nei libri per bambini di epoca moderna risvolti moraleggianti e pedagogici sull’immutabilità della natura e dell’ordine sociale, o che il battesimo dell’etiope raccontato negli Atti degli Apostoli diventa motivo iconografico privilegiato nell’Olanda post Riforma protestante. E si tracciano fili rossi che uniscono i padri della Chiesa ed Erasmo da Rotterdam, libri di emblemi e mondi alla rovescia, poesia burlesca e letteratura alchemica, pubblicità di saponi e propaganda fascista, fino ad arrivare a Calimero, il pulcino nero sbiancato da un detersivo che ha segnato l’immaginario italiano del secondo dopoguerra. Nel ripercorrere la sorprendente storia di questo topos di lunga durata, scopriamo anche una vera e propria ossessione “occidentale”, quella per il bianco, attraverso i tentativi – allegorici o reali – di “sbiancare l’etiope”, e di costruire un sistema prima simbolico e poi razzista per raccontare e governare il mondo a propria immagine e somiglianza.
L’AUTORE. Federico Faloppa è Professor of Italian Studies and Linguistics nel Department of Cultures and Languages dell’Università di Reading, in Gran Bretagna. Da vent’anni la sua ricerca ruota intorno alla costruzione del “diverso” nelle lingue europee, alla rappresentazione mediatica delle minoranze, alla produzione e circolazione del discorso razzista e discriminante in Italia. Tra le sue pubblicazioni: Lessico e alterità. La formulazione del diverso (2000), Parole contro. La rappresentazione del diverso in italiano e nei dialetti (2004), Razzisti a parole (per tacer dei fatti) (2011), Sbiancare un etiope. La pelle cangiante di un tòpos antico (2013), Contro il razzismo. Quattro ragionamenti (con M. Aime, G. Barbujani, C. Bartoli, 2016), Brevi lezioni sul linguaggio (2019). Ha sempre affiancato il suo lavoro di insegnante e di ricercatore a quello di divulgatore e consulente per associazioni e organizzazioni non governative, ed è attualmente collaboratore di Amnesty International Italia per i discorsi e fenomeni d’odio e membro del Committee of Experts on Combating Hate Speech del Consiglio d’Europa.
“IL VIAGGIO – FINESTRE ITALIANE SULL’INDIA” A CURA DI URMILA CHAKRABORTY
Il volume “Il Viaggio – finestre Italiane sull’India” a cura di Urmila Chakraborty (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno) con il Patrocinio del Comune di Lecce, verrà presentato il 31 agosto alle 20 presso la Biblioteca Civica “OgniBene” - Ex Convento degli Agostiniani (viale Michele De Pietro 10 - Lecce). Interverranno – la Prof. Urmila Chakraborty (Università Statale di Milano), Silvia Miglietta (Assessore Servizi Sociali, Accoglienza, Accessibilità, Pari opportunità, Diritti civili, Volontariato, Politiche giovanili del Comune di Lecce); l’artista Paola Scialpi, lo scrittore Alessandro Dell’Avvocata, l’editore Stefano Donno. Entusiasmante, penetrante e profondo viaggio tra le pagine di questa preziosa pubblicazione, per scoprire e conoscere l’India. Venti racconti intensi e partecipati di chi per ragioni di lavoro, ricerca o studio ha visitato l’India e ogni racconto è arricchito dai commenti e dalle osservazioni della curatrice Urmila Chakraborty. Il libro, solo in apparenza una guida turistica eccellente, sbalordirà invece perché i racconti sono donati al lettore con passione e nessun dettaglio o suggestione sono lasciati al caso. Tutto viene minuziosamente descritto e chi legge avrà la sensazione di vedere realmente ciò che viene raccontato. Quasi da toccare con mano ... Scoprirà luoghi di rara bellezza, si addentrerà nelle abitudini e consuetudini dei suoi abitanti, nella loro operosità, nel loro credo religioso. Si ha sovente la sensazione, leggendo, che i diversi io narranti non avrebbero voluto lasciare mai più quei luoghi. Il viaggio è reso più affascinante dalle illustrazioni grafico/pittoriche realizzate dall’artista Paola Scialpi che affiancano ogni racconto.
L’AUTORE. Urmila Chakraborty, nata a Kolkata, India, vive e lavora a Milano da oltre vent’anni. Urmila è scrittrice, traduttrice, mediatrice culturale e formatrice. Collabora con diverse Università in Italia e in India, in particolare è docente di Scienze della Mediazione Linguistica e Studi Interculturali presso l’Università degli Studi di Milano. È scrittrice a tutto tondo, avendo al suo attivo da scritti accademici a saggi, dal crowdsourcing alla ricerca e alla narrativa (creative nonfiction). Numerose le sue pubblicazioni in ambito dell’interazione interculturale, anche in collaborazione con varie istituzioni culturali. Da ricordare che nel 2002 ha fondato Englishour, che eroga servizi linguistici e culturali alle aziende.
CON GIAMPAOLO MEZZABOTTA “DOVE LA POLVERE TI BRUCIA GLI OCCHI"
La polvere è il simbolo di tutte quelle situazioni ostili che rendono difficile la vita rispetto a come la conduciamo noi in Occidente. È la mancanza delle tante cose che ormai diamo – sbagliando – per scontate. La polvere brucia gli occhi e le gole di chi vive in un villaggio africano disteso lungo una strada bianca percorsa da veloci fuoristrada di organizzazioni umanitarie; di chi si imbarca in interminabili viaggi attraverso la boscaglia e il deserto per poi, molto dopo, raggiungere il mare; dei cooperanti che alla più facile soluzione della scrivania hanno preferito la scelta del campo. Quella polvere s’impasta con il sudore, la fatica, il dolore e disegna un mondo fatto di difficoltà e di sfide estreme che abbiamo rimosso e che raccontiamo in questo viaggio in giro per un mondo a molti sconosciuto. In libreria per Infinito edizioni “Dove la polvere ti brucia gli occhi. È lì che parte la sfida” (euro 15 – pag. 160), a cura di Giampaolo Mezzabotta. “I racconti di queste pagine ci portano in tanti territori, allargano gli spazi, ma per richiamarci all’unica grande evidenza: ci salviamo insieme. Il tempo è superiore allo spazio, dobbiamo camminare insieme, implicandoci gli uni con gli altri. Con lucidità e speranza” scrive don Dante Carraro nella prefazione. Con testi di: Maurizio Angeloni, Davide Berruti, Augusto Cosulich, Filippo Curtale, Fabrizia Del Greco, Luca Falqui, Anna Maria Gervasoni, Paolo Giambelli, Maddalena Grechi, Marzio Marzot, Roberto Mengoni, Giampaolo Mezzabotta, Giovanni Norbis, Ilaria Onida, Marta Piras, Carlo Resti, Jacopo Resti.
IL CURATORE. Giampaolo Mezzabotta, (Roma, 1956), medico tropicalista, ha alternato incarichi di lavoro in Italia (ricercatore con l’Istituto superiore di sanità e medico ospedaliero a Cuneo) con altri sul campo con organizzazioni come la Cooperazione italiana (Etiopia) e il Cisp di Roma (Tanzania). Nel 2002 è diventato funzionario medico dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lavorando in Afghanistan, Uganda, Vietnam, Isole Salomone, Nepal e Myanmar. Da qualche anno in pensione, continua a collaborare con varie Ong italiane e con il centro di accoglienza dei migranti della sua area per lo screening sanitario dei nuovi giunti. Ha fondato e gestisce con colleghi e amici cooperanti internazionali il blog sulle migrazioni “Salirei anch’io su quel barcone” – salirei.blogspot.com. Ha curato A viverci è tutta un’altra storia (Infinito edizioni, 2021).
“LA GRAMMATICA PRESA SUL SERIO” CON RAFFAELE SIMONE
“Giù le mani dalla vostra lingua!” era il titolo di un vecchio libro americano che, con linguaggio accessibile e fitte raccolte di esempi, cercava di fare piazza pulita di miti e idee sbagliate a proposito dell’inglese. Analogamente, questo libro potrebbe intitolarsi ‘Giù le mani dalla grammatica!’, perché punta a sgomberare il campo dalle idee sbagliate che circolano al proposito e a mostrare che la grammatica è il vivacissimo terreno di indagine su cui discipline come la linguistica si incontrano con le scienze cognitive, l’informatica e la teoria dell’evoluzione. “La grammatica presa sul serio. Come è nata, come funziona e come cambia” di Raffaele Simone (Laterza, euro 18, pp. 256) si propone di chiarire che cosa è la grammatica quando la si ‘prende sul serio’, facendo piazza pulita delle tante idee sbagliate al proposito. In particolare, mostra che non è una massa di minute prescrizioni, ma il punto d’arrivo di Homo sapiens che cerca come esprimere quel che ha in mente. Stazione provvisoria di questa lunga marcia, la grammatica è il motore che fa silenziosamente funzionare le lingue. Intesa così, è anche il terreno su cui la linguistica si incontra con le scienze cognitive, l’informatica e perfino la teoria dell’evoluzione. La grammatica presa sul serio la raffigura come un arcipelago di componenti interdipendenti, parzialmente universali e sempre esposti ai rischi del mutamento. Presenta questioni aperte che gettano luce sulla natura delle lingue e anche dell’umano: perché Homo sapiens ha inventato una grammatica? Che nesso c’è tra la grammatica e la mente? Esistono lingue che ne sono prive? Come è fatta la grammatica delle ‘protolingue’? La grammatica è uguale per tutte le lingue? Gli errori la fanno progredire? Quali sono i suoi meccanismi principali? Questi temi sono illustrati con un linguaggio rigoroso ma amichevole, un minimo ricorso a tecnicismi e un ricco corredo di esempi dall’italiano e da lingue europee ed extraeuropee.
L’AUTORE. Raffaele Simone è professore emerito dell’Università Roma Tre. Membro dell’Académie Royale belga e dell’Accademia della Crusca, Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres di Francia, Honoris Causa in più atenei, ha insegnato in diversi paesi del mondo. Nel 2022 gli è stato attribuito il Prix de l’Institut de France per la carriera. Ha progettato opere lessicografiche originali ed è autore di innumerevoli pubblicazioni tecniche e di saggi tradotti in più lingue e vincitori di numerosi premi. Tra i più recenti: Come la democrazia fallisce (Garzanti 2017, Prix du Livre Européen), L’ospite e il nemico. La grande migrazione e l’Europa (Garzanti 2018) e Il software del linguaggio (Raffaello Cortina 2020). Per Laterza, tra l’altro: Fondamenti di linguistica (1990, ha superato la trentesima edizione), Il sogno di Saussure (1992), L’università dei tre tradimenti (1993), La Terza Fase. Forme di sapere che stiamo perdendo (2000) e La mente al punto. Dialogo sul tempo e il pensiero (2002).
Le eccellenze italiane si raccontano
Non un semplice viaggio, un ritorno ai luoghi del cuore
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